LETTERA APERTA | Caro Paolo, a Verona non sarai mai solo. Giocatela fino in fondo...
Caro Paolo, eccoci qui alla vigilia di una gara importante, forse fondamentale per il futuro del nostro Verona. Sappiamo entrambi, senza bisogno di dircelo, che questa gara riveste tanti significati. Si tratta di ritrovare uno spirito che purtroppo, per tanti motivi che abbiamo scandagliato, non ha ancora trovato. O meglio: quando pareva averlo trovato, poi l'ha smarrito.
E' da questa estate che lavoriamo assieme, tu allenatore, io giornalista. Ci conosciamo dai tempi del Venezia, quando tu eri dall'altra parte della barricata e stavi diventando uno degli allenatori emergenti del calcio italiano. Mi piace seguire le carriere degli allenatori giovani, vedere la loro crescita e da quel campionato di serie B, quando con un'impresa arrivasti alla serie A, ho sempre guardato le tue squadre, il tuo modo di allenare. Quest'estate ero felicissimo di averti finalmente trovato all'Hellas. Mi ricordo ancora quel pomeriggio quando dopo la tua prima conferenza, siamo rimasti a parlare della squadra. Tu affacciato alla finestrella della sede mentre prendevi il caffè, io dall'altra parte. Avevi gli occhi che brillavano, un entusiasmo contagioso. Parlavi dei tuoi giocatori che avevi iniziato a conoscere da un paio di giorni con un trasporto e un'ammirazione fenomenali, era come se ti avessero appena accolto al Real Madrid. Conscio che sarebbe servita un'altra impresa per restare in serie A, ma anche onorato che il Verona ti avesse scelto. Avevi voglia di spaccare il mondo, di dimostrare che l'esonero di Empoli era stato ingiusto e soprattutto che chi ti aveva scelto non aveva sbagliato. Ho imparato a conoscerti sempre meglio, ad apprezzare la tua genuinità, la tua sincerità e vivo malissimo, perché so cosa rappresenta il Verona per te, questo momento. Sei un ottimo professionista, non c'è dubbio, totalmente dedito alla causa dell'Hellas, anche se questo ora, davanti a risultati che non arrivano e a prove sconcertanti come quella con l'Inter, sembrano discorsi vacui, vuoti, inutili.
Anzi, appaiono per certi tifosi, ed è pure comprensibile, delle prese in giro. Ma posso testimoniare, se mai servisse, che Paolo Zanetti è proprio così, come appare. C'è la necessità di risintonizzare il Verona al tuo pensiero, a questa enorme voglia, grinta, onestà e trasparenza che hai. In questo momento è come se i tuoi messaggi cadessero nel vuoto, come se nella testa di qualche giocatore non venissero recepiti.
Da una parte, un gruppo di calciatori stranieri, avulsi dalla realtà del calcio italiano, non abituati a vivere situazioni di questo tipo, giocatori che ancora non hanno tatuato il Verona nella propria anima, dall'altra un gruppo di anziani che avrebbero dovuto agevolare il loro inserimento, che avrebbero dovuto condurre per mano il gruppo e che invece, per una serie di motivi, non ultimo un logorio psicologico notevole dati gli ultimi stressanti campionati, hanno rappresentato loro stessi un problema. In mezzo ci sei tu. Pronto a immolarti per loro, petto in fuori, a prendere schiaffoni, coerente all'eccesso, mai dietro ad alibi (che pure ci sarebbero, e molti).
Hai però una fortuna, e lo sai benissimo. A Verona in questa società, con questo ds, non sarai mai solo. E' quello che ha fatto la differenza nelle ultime stagioni e che, sono certo, la farà anche quest'anno. E poi hai dietro il popolo del Verona, questa meravigliosa città che hai sposato e che ha solo bisogno di un po' di benzina per accendersi in un abbagliante incendio. Parola al campo, adesso. Altro non c'è da dire.