Hellas Verona di Gianluca Vighini , 09/03/2025 18:29

VIGHINI | Quando l'arbitro mette la maglietta degli avversari

Arbitro Rapuano
Arbitro Rapuano

Assistiamo sempre più rattristati e addolorati alla morte del calcio. Il Var doveva essere un supporto oggettivo che aiutava l’arbitro, è diventato uno strumento di potere che decide tutto nelle sale super tecnologiche più di prima, molto più di prima. Capire perché qualche volta il Var interviene, qualche volta no, capire il margine di discrezione, la zona grigia è come interrogare la Sibilla o l’Oracolo. Arrivano sempre risposte di convenienza, fumose, che aumentano la confusione. Gli arbitri, che vedevano minacciato probabilmente il loro potere, si sono riservati questa discrezionalità per dare il colpo di grazia alla nostra passione preferita. Oggi come oggi il calcio è inguardabile. L’esultanza di un gol meraviglioso come quello di Suslov, viene strozzata dalla bandierina non alzata dal guardalinee in attesa di rimandare la decisione al Var, l’inadatto Rapuano che al tempo dei Casarin e degli Agnolin avrebbe probabilmente arbitrato gare in Prima Categoria per manifesta incapacità, rovina la gara del Verona contro il Bologna non vedendo un rigore ma il colpo di grazia lo dà la Penna che non lo richiama nemmeno (visto che lo strumento c’è), a guardare alla tv il piede di Bradaric che viene “sradicato” da quello di Ferguson. Senza parlare dei fuorigioco millimetrici, paradossi di un calcio che ormai assomiglia più al Wild West di Buffalo Bill che non ad un grande e nobile sport.

Possiamo parlare all’interno di questo di Verona-Bologna? Se volete ci proviamo. Detto di Rapuano, il Verona continua a commettere una serie di errori individuali che hanno francamente stufato. Ogni partita c’è qualcuno che si distrae e commette delle sciocchezze. Capisco che giocare con lo stress emotivo di una squadra che si deve salvare non è facile, tanto più se poi l’arbitro si mette la divisa degli avversari, ma prima o poi questa storia deve finire. Bisogna stare concentrati 95 minuti e basta. Per i tifosi è già un supplizio, vedere ogni domenica qualcuno che si dimentica l’uomo che deve marcare o che si fa sfuggire il pallone dalle mani è come essere presi a calci nel sedere da un tuo amico.

Due belle notizie a margine. La prima. Nonostante gli errori di cui sopra, oggi il Verona è solido e equilibrato. Il tempo delle imbarcate pare (speriamo) finito per sempre. La seconda: è tornato Tengstedt, ne abbiamo bisogno, tanto in questo finale. In attesa di Serdar, l’altro nostro fuoriclasse. Sperando da qui alla fine di non vedere più i Rapuano e i Fabbri, mediocri arbitrini figli di questo circo Barnum che ancora ci sforziamo di chiamare calcio.