Hellas Verona di Gianluca Vighini , 28/01/2025 6:19

VIGHINI| Punto d’oro. Abbiamo rischiato che il Verona affondasse in Laguna

tchatchoua, foto facebook da hellasverona fc
tchatchoua, foto facebook da hellasverona fc

Chi non si rende conto di quanto sia importante il punto conquistato a Venezia non ha capito nulla di quanto è stata difficile l’ ultima settimana in casa del Verona e quanto si sia rischiato di sfasciare squadra e ambiente. L’assurdo procedere della nuova proprietà americana che sta misteriosamente replicando le stesse modalità settiane (zero investimenti, necessità assoluta di vendere per consolidare il bilancio) ha avuto il perverso effetto di afflosciare l’ambiente e l’umore generale a partire dallo spogliatoio scaligero che vedeva nell’arrivo dello zio Sam un deciso cambio di passo rispetto al passato fatto di sacrifici, lacrime, sangue, miracoli, plusvalenze e… botte di culo. Il silenzio irrispettoso di una proprietà che ha costruito un cda di alto livello ma che non ha ancora acquistato un rinforzo vero da mettere nella squadra di Zanetti ha creato una zona grigia piena di domande irrisolte e di equivoci che fanno persino rimpiangere il recente passato dove Setti, senza soldi ma almeno chiaro nelle intenzioni, dava ordine a Sogliano di vendere il vendibile e cercare poi una disperata salvezza con gli stuzzicadenti messi a disposizione. Non è difficile comprendere che quando si assiste a simili dinamiche aziendali c’è il forte rischio che tutto venga compromesso, che l’obiettivo primario vada a quel paese e che la gente pensi solo ai fatti suoi e non al bene comune. L’episodio grave che ha visto protagonista Magnani ne è stato l’emblema principale. Insomma questa settimana c’era veramente il rischio di una catastrofe, di uno scollamento generale che poteva portare alla retrocessione. Pensare anche solo per un istante che la serie B sia tutto sommato nei programmi della Presidio Investors è una follia partorita da qualche mente complottarda e malata. La serie B, signori miei, è una sciagura totale, un rischio abissale che potrebbe affondare l’Hellas nuovamente nei meandri del calcio italiano forse per sempre. Riemergere oggi dalla B è un’impresa titanica e, a meno di non avere alle spalle la Mapei che si permette di spendere un monte ingaggi di 33 milioni di euro tra i cadetti (quasi il doppio di quanto spende il Verona in A…) risalire immediatamente è affare tostissimo al limite di una roulette russa. Guardare a Salernitana, Frosinone e compagnia per credere. La verità è che bisogna lottare con le unghie e con i denti per allontanare questo spettro. Allucinante che gli americani non l’abbiano capito e soprattutto che non l’abbiano spiegato le decine di consulenti con curricula lunghi due chilometri che hanno lavorato in questa trattativa di cessione. A meno che la verità non stia da qualche altra parte. Ecco perché a Venezia era importante non perdere. Ecco perché era importante non sbragare. Ecco perché è stato importante vedere il Verona lottare e dominare la partita. Che per quello che si è visto, l’Hellas meritava addirittura di vincere. Uscire dalla Laguna, addirittura col rammarico di non aver preso i tre punti, è un segnale altamente confortante. Lasciatemi infine la romantica illusione che nella giornata in cui un giocatore si è sottratto alla battaglia perché già in accordo con un’altra società, chi è rimasto ha giocato con orgoglio anche perché ha visto in quello stadio mille pazzi che sotto il vento, l’acqua, il freddo, l’orario e il giorno assurdi, sono andati a tifare per il vecchio Hellas. Vecchie favole di un’epoca un po’ più in là.