Hellas Verona di Gianluca Vighini , 05/01/2025 1:35

VIGHINI | Il Verona ai texani con Setti alla guida. Il bello deve ancora venire

Maurizio Setti
Maurizio Setti

Il Verona conquista il suo primo pareggio della stagione nella sera in cui viene annunciato il cambio di proprietà. Nulla sarà come prima, o forse sì, e questa è una speranza. Arrivano gli americani, la novità è forte, fortissima, la notizia ci è stata confermata dallo stesso Setti, sebbene manchi ancora la firma a sancire l’ufficialità. E’ stato un mese durissimo per l’Hellas, a cavallo tra le partite in campo e la partita che si stava giocando in sede. Prima di Natale, Setti aveva tirato il freno sulla trattativa. L’accordo che era dato per fatto era ancora da definire. Tempi che non coincidevano con le esigenze del campo e di una società calcistica, con il mercato di gennaio alle porte e strategie che restavano aria fritta.

Nel frattempo la squadra naufragava con l’Empoli, Zanetti rischiava la panchina, salvato dall’unico baluardo che in questi ultimi due anni è stato il riferimento tecnico del Verona: Sean Sogliano. La decisione di non esonerare Zanetti è stata una mossa da “solo contro tutti”, una follia apparente, in realtà una opzione ragionata e razionale. Da quel momento, da quella crisi, il Verona è rinato. La vecchia guardia, distratta e abulica si è riconnessa e si è rimessa al servizio dell’Hellas. Zanetti è diventato a sua volta più cinico, più concreto, più pratico. La difesa a tre, uomo su uomo ha ridato vecchie certezze, facendo lievitare l’indubbia qualità della rosa che ha ritrovato giocatori fondamentali come Serdar, Duda e Sarr. Il Verona ha vinto a Parma, ha perso di misura e immeritatamente col Milan, ha vinto a Bologna, ha pareggiato con l’Udinese. Sette punti in quattro gare che portano la classifica al termine del girone d’andata a 19 punti, cinque più della scorsa stagione. Un miracolo.

Ora si capirà i contorni della cessione al fondo Presidio Investors, il ruolo futuro di Setti, quello di Sogliano. Tifiamo affinché rimanga questo management che ha saputo guidare una barca con sapienza e bravura. Setti ha fatto grandi cose con i pochi mezzi a disposizione. Ha saputo dare al Verona una continuità che mancava dagli anni ’80. Qualcuno banalizza questa lunga permanenza del Verona in serie A, dimenticando due fattori fondamentali. Il primo: la città di Verona, i suoi imprenditori, hanno sempre voltato le spalle all’Hellas, visto come un peso, come una faccenda da cui tenersi alla larga. Già la famiglia Mazzi venne isolata al tempo, poi venne Pastorello legato a Tanzi e alla Parmalat, che lasciò la società ad un romantico eccentrico come Arvedi che a sua volta lasciò a Martinelli. Anche lui isolato dalla città, quando, ammalato, cercò di cedere la società, ormai risanata e in serie B. Solo Setti credette allora al valore dell’Hellas, non certo gli imprenditori veronesi. Secondo: in tanti ci provano, in pochi ci riescono. Guardarsi attorno, in Veneto per credere. Nel frattempo il Chievo, portato da molti come modello gestionale, è fallito.

Il navigare di Setti non è stato lineare. Sicuramente a livello strategico e finanziario la prima parte della sua avventura veronese poteva godere di un partner come Volpi, magnate ligure con cui il presidente del Verona aveva legami d’affari. Rotto quel sodalizio, Setti ha cambiato rotta, manager, strategie. Spesso è stato mal consigliato, alcuni lacchè incapaci gli hanno creato più danni della grandine, gli hanno rovinato pesantemente l’immagine. Bisogna ammettere che ha però sempre azzeccato le mosse vincenti. Aglietti dopo l’errore di Grosso, Juric dopo Aglietti, il binomio fenomenale con Tony D’Amico, sua assoluta invenzione. E’ ripiombato nella confusione quando prese Marroccu, una brava persona nel posto sbagliato al momento sbagliato, errore a cui ha rimediato riprendendo Sogliano, accantonando orgoglio e vecchi dissapori. Una mossa straordinaria che ha portato alle ultime due miracolose salvezze ottenute scoprendo giocatori sconosciuti, facendo plusvalenze, salvando il bilancio, abbassando drasticamente il monte ingaggi. Grazie a tutto questo il Verona è diventato appetibile e pronto per ricevere supporto finanziario da un fondo straniero.

Setti ha permesso al Verona di giocare sei campionati consecutivi in serie A, dieci in totale con tre promozioni dalla B. Sotto la sua gestione abbiamo visto grandi campioni e un’infinità di giovani talenti cresciuti nel vivaio, come mai si erano visti a Verona. Sotto la sua gestione, l’Hellas si è dotata di uno store a due passi dall’Arena, di una sede di proprietà e di un centro sportivo dove far crescere i giovani. Tutto questo è oggettivo. Ora manca solo l’ultimo step: un vero e proprio upgrade di fatturati, business e risultati sportivi che possano proiettare il Verona in una dimensione di “grande tra le piccole” che storia, città e tifoseria meriterebbe. L’arrivo del fondo texano, nell’idea di Setti, credo sia proprio questo. Ecco perché è fondamentale che lui rimanga a gestire la parte sportiva del club. Ecco perché il bello deve ancora venire.