Barana: "Hellas caotico di talento. E su Setti e il closing..."
Non ho mai creduto troppo alla fortuna. Il Verona, a Bologna, ha più che altro confermato di essere una squadra “pazza”, disarmonica, disordinata tatticamente, eppure di talento, di ottime qualità individuali dalla cintola in su. Una squadra che subisce, soffre e s’offre, ma che sa anche far male. Questo spiega i risultati incoerenti, dicotomici a stretto giro di posta: sconcertanti debacle, ma anche grandi imprese. Qualcosa vorrà pur dire se, dopo quasi un girone di andata, non abbiamo mai pareggiato. A Bologna, però, si è vista una maggiore voglia di soffrire, di fare il passo in più, di stringersi compatti nelle difficoltà: è un bel segnale. Ha detto bene Zanetti: “Ora siamo una squadra”. Rimane, purtroppo, la nota di una fase difensiva che ancora non funziona, mentre è positivo che Zanetti, seppur tardivamente, si sia convinto a giocare con due punte.
Adesso bisognerà vedere se il mercato di gennaio rinforzerà o meno il Verona (ma questo dipende anche dal possibile cambio societario). Restasse Setti, balla al centro della pista la cessione di Belahyane, che indebolirebbe le opzioni a centrocampo, però darebbe alla società liquidità sufficiente da reinvestire su un terzino sinistro e un centrale difensivo. Vanno poi risolte in un senso o nell’altro le questioni con i giocatori a scadenza di contratto, per evitare di trascinarsi malcontenti esistenziali ed esiziali. Il resto – ergo risolvere gli attuali disequilibri tattici – tocca a Zanetti: se ci riesce possiamo ancora aspirare a un campionato più tranquillo perché se ti registri dietro poi al resto ci pensano i Tengstedt, Sarr, Serdar, Duda e compagnia. Altrimenti cammineremo sempre sul filo, su un crinale sottile, come è destino dei caotici di talento (la giusta definizione per questo Hellas). Attenzione, potrebbe comunque bastare per guadagnarci la pagnotta, cioè il settimo anno di serie A consecutivo; servono 34-35 punti e, nella nostra follia, siamo già a 18.
Sulle questioni societarie, al momento, poco da dire: trattative di questo livello, con decine di milioni che girano e complesse questioni legali attorno, si osservano in silenzio. Poi resta sempre il principio di fondo di qualsiasi affare: si chiude quando la volontà di comprare e di vendere delle parti convergono. La mia sensazione? Setti ha ancora qualche carta importante da giocarsi. Tradotto: molla solo se strappa ciò che vuole (o si avvicina a ciò che vuole).