Barana: "Manca (ancora) l'equilibrio, tocca a Zanetti trovarlo"
Siamo Dr Jekyll e Mr Hide. Dopo otto partite il Verona non ha ancora un suo equilibrio. Zanetti deve incidere di più. La classifica, discreta, è più figlia degli assoli dei talenti (che dalla cintola in su non mancano), assecondati certamente dalla predisposizione all’attacco, più che alla difesa, del tecnico. La squadra però è disarticolata nelle due fasi, pressa “alto” e sa offendere, ma si scopre dietro. Risultato? Vittorie altisonanti e rumorosi tonfi, mai un pareggio. Non sarà un caso. E 15 gol presi sono tanti, troppi, 12 solo nelle ultime cinque partite. Houston abbiamo un problema! E non si possono mettere in croce i singoli difensori, sarebbe riduttivo, anche perché i nostri, presi uno a uno, sono comunque di categoria.
Piuttosto c’è una tema tattico da affrontare: con una squadra che ha qualità offensiva e giocate individuali, e quindi il gol prima o poi lo trova (solo con Juve e Monza non siamo andati a referto), non varrebbe forse la pena giocare un po’ più coperti, meno “alti”, un po’ sornioni, pensando innanzitutto a non subire, in attesa degli eventi? Forse così perdi in trame di gioco, ok, la coperta potrebbe essere corta, ma è compito dell’allenatore trovare il giusto compromesso.
Tradotto: perché non giocare con i tre a centrocampo – Serdar, Belahyane, Duda – in modo da proteggere maggiormente la difesa? A maggior ragione con un terzino offensivo come Bradaric. Perché Suslov deve essere confinato sulla linea laterale, all’ala, quando è una mezza punta naturale? Prima di “punirlo” con la panchina, come sento dire da qualche tifoso, non sarebbe il caso di valorizzarlo? Zanetti, anche sabato scorso in conferenza stampa, ha sottolineato che lui punta a mettere i migliori nei ruoli più adatti: non è sempre stato così.
Il Verona ha potenziale, che per ora è rimasto lì, un po’ strozzato, a metà del guado. Zanetti ha competenze e conoscenze, ma commette un errore di fondo che è tipico degli allenatori emergenti: spingere molto sulla didattica, gli schemi e il proprio “credo”, trascurando però la visione d’insieme e un po’ di sana praticità. Occorre badare più al sodo, disegnare un assetto che sappia nascondere i difetti congeniti (hai difensori lenti? Crea filtro per evitare loro gli uno contro uno a campo aperto) ed esaltare i pregi (il rombo in mezzo al campo è l’ideale per una squadra ricca di mezz’ali e trequartisti). Missione pragmatismo.