Hellas Verona di Francesco Barana , 06/09/2025 15:50

Barana: "La squadra c'è, no al pessimismo e agli alibi"

Zanetti, foto facebook da HellasVeronaFC
Zanetti, foto facebook da HellasVeronaFC

Se il calcio di agosto è falso, le impressioni di settembre tendono a essere un po’ confuse e incerte. Come la omonima canzone cantata dalla Pfm e scritta da Mauro Pagani e Mogol. Prendiamo il Verona, con i tifosi e parte della critica delusi dal mercato per il mancato arrivo di Baldanzi e condizionati negativamente dalla quaterna presa all’Olimpico dalla Lazio (ennesima goleada della gestione Zanetti).

C’è troppa emotività e ingiustificato pessimismo.  Invece condivido ciò che ha detto con molto equilibrio Sogliano: sono partiti giocatori bravi, ma ne sono arrivati di altrettanto validi; e Baldanzi non era la chiave di tutto, ma semmai un qualcosa in più per alzare il livello. Tradotto: la squadra per salvarsi c’è. Chiaro, serve tempo per amalgamarla, questo è lo scotto da pagare quando sei costretto a cambiare molto per esigenze di bilancio. Ma è lo scotto che tanti club pagano nel calcio di oggi. Quindi giusto non avere fretta e sarebbe sbagliato pretendere tutto subito, ma guai anche mettere le mani avanti e darsi già alibi.

Il compito di unire i puntini e dare una logica e un’organizzazione alla qualità, che pure c’è (in attacco e in difesa siamo individualmente più attrezzati), tocca all’allenatore, Paolo Zanetti. Un mestiere, il suo, che è cambiato radicalmente nel corso degli anni: in passato si gettavano le fondamenta nel lavoro estivo, ritiro in primis, mentre oggi quasi tutti i tecnici si ritrovano rose rivoluzionate e costruite in extremis, e pezzi da sistemare all’ultimo minuto (il Verona dello scorso anno però aveva quasi tutto l’organicco al completo ai primi di agosto). Fa parte del gioco, piaccia o meno, e allenare significa anche coltivare il talento dell’aggiustatore, senza troppe filosofie o ideologie, senza ortodossie ma con molto senso pratico.

Credo che sia necessario trovare la quadra attraverso un calcio semplice, pragmatico, prioritariamente attento alla fase difensiva, e dove in quella offensiva si mettano i migliori giocatori nelle condizioni di esprimersi. Vorrei un Verona organizzato quando difende e libero di essere creativo quando attacca. Rimpiangiamo Suslov, che però l’anno scorso ha fatto poco o nulla rispetto alle sue qualità e spesso giocava troppo defilato (chi scrive è un estimatore dello slovacco); e rivorremmo Duda, tassello importantissimo, eppure la sua partenza può essere l’occasione per dare un assetto più coperto ed equilibrato alla mediana. Voglio dire, le mancanze possono diventare nuove opportunità, il Verona però va ridisegnato, con umiltà e convinzione.

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