Hellas Verona di Gianluca Vighini , 03/05/2025 7:36

VIGHINI | Nervi saldi fino alla fine. Il Verona "temprato" a lottare per salvarsi

Mosquera
Mosquera

Alla trentaquattresima giornata della scorsa stagione il Verona di Marco Baroni aveva 31 punti in classifica, uno in meno di oggi, era collocato al sedicesimo posto e la distanza dalla terz'ultima, l'Udinese, era di sole due lunghezze. Il Verona aveva gli stessi punti del Frosinone e dell'Empoli. Poi alla giornata 35 quel Verona riuscì a battere la Fiorentina per 2-1 e si portò a 34 ma fallì il match ball salvezza alla trentaseiesima perdendo al Bentegodi per 2-1 contro il Torino di Juric. 

Quel giorno me lo ricordo perché si facevano gli stessi pensieri di oggi dopo la sconfitta con il Cagliari. Campionato buttato via e prima di Salerno salivano alti nel cielo nuvoloni di sfigo pessimismo in cui i soliti vati predicevano la sconfitta certa in terra campana. Invece il Verona vinse, andò a 37 e pareggiò persino l'ultima con l'Inter campione d'Italia, salendo a quota 38. Il passato serve a capire il presente e anche a interpretare il futuro. 

Ora a quattro giornate dalla fine, è chiaro, che il Verona ha tutto in mano sua. Fare previsioni, soprattutto pessimistiche è deleterio e controproducente. Una cosa deve essere chiara: se questa squadra sarà assalita dalla paura è finita. Dopo l'Inter (e scrivo prima di questa gara, ovviamente), ci saranno Lecce e Como in casa. 

Due gare decisive. In cui servirà il massimo apporto possibile del Bentegodi. Ancora una volta dobbiamo sporcarci le mani, girarci da un'altra parte se Mosquera fa un tiro sbagliato o Tchatchoua un cross non millimetrico. Fischiare un giocatore dell'Hellas durante la partita è come tirargli una pietra in testa. Quando diciamo che se ci salviamo abbiamo compiuto un altro miracolo, dobbiamo esserne coscienti. Se pensiamo che sia normale per il Verona salvarsi in serie A, vuol dire non conoscere la nostra storia, calpestare la logica e condannarci da soli all'oblio.