Hellas Verona di Stefano Rasulo , 08/04/2025 8:11

TOP & FLOP | Vieira, gran lavoro al Genoa. Gasperini in crisi, mai visto così

Gasperini
Gasperini

Isaksen fa volare la Lazio, Shomurodov è la carta sorpresa di Ranieri: Lazio e Roma protagoniste della volata europea. Zanetti, che capolavoro: il Verona in emergenza fa il terzo risultato utile consecutivo. Il Parma si aggrappa a Bernabè, ma deve fare i conti con la poca esperienza di Chivu. Inzaghi, che regalo: con i cambi butta via una vittoria che potrebbe pesare nella corsa allo scudetto.  Conceicao rimonta ma la difesa del Milan continua a fare danni. I top e flop della settimana.

TOP

ISAKSEN. Ci ha messo un po’ ma nell’ultimo periodo è diventato quasi ingiocabile: segna, fa segnare, procura rigori, sbaglia pochissimo, tatticamente fa sempre la scelta giusta. Determinante in campionato (col Milan, due volte col Napoli) e anche in Europa, con il gol decisivo nella gara di andata degli ottavi, a Plzen, con i suoi in nove. Una crescita figlia anche dell’ottimo lavoro di Baroni che con il successo di Bergamo ha riaperto la corsa Champions.

ZANETTI. C’è tanto del suo nel Verona che fa meglio del Torino senza assenze molto pesanti e che trova nel momento più complicato del campionato anche la continuità nei risulti (dopo le prestazioni). Che nel Verona mancassero Suslov, Serdar, Tengstedt, l’ultimo arrivato Niasse oltre che Harroui da alcuni mesi, non se n’è accorto nessuno. E questo è una sorta di miracolo.

SHOMURODOV. Non più una riserva ma un preziosissimo dodicesimo titolare, ruolo che si è ritagliato convincendo Ranieri giorno dopo giorno. Era già tutto fatto col Venezia a gennaio, e invece adesso nella Roma prima per punti fatti da quando è arrivato sir Claudio è diventato quasi più importante di Dovbyk.

BERNABE’. Beato chi non ce l’ha, viene da dire. Perchè chi ce l’ha per incomprensibili motivazioni tattiche maturate in settimana lo lascia fuori dall’inizio. Salvo poi rinsavire dopo 45’ e, soprattutto grazie ad un suo gol e alla sua qualità in mezzo al campo, fare la mezza impresa di recuperare l’Inter dormiente del secondo tempo del Tardini. Calciatore da top team.

VIEIRA. L’eccezione che conferma la regola, perché quest’anno (ma anche lo scorso, ricordate Ballardini a Sassuolo? O cosa hanno combinato a Salerno…) chi ha cambiato allenatore in diversi casi ha fatto peggio di prima (la Roma con Juric, piuttosto che il Monza con Nesta o il Lecce con Giampaolo). Lui invece ha ricomposto la frattura che si era creata tra Gilardino e la società e con molto buon senso ha rimesso in piedi la stagione. La squadra valeva più della salvezza, è vero, ma il momento era complicato.

FLOP

INZAGHI. Giocare pensando sempre a quella dopo, forse non è il metodo giusto. L’Inter non può farsi rimontare da un 2-0 a Parma, e lui non può pensare di vincerla facendo a pezzi l’ossatura della squadra. Mancava Barella, si è fatto male Bastoni, togliere Di Marco, Chalanoglu e persino Lautaro in una partita che non era assolutamente chiusa è stato un errore da principiante che può costare in chiave scudetto.

CONCEICAO. Passano le partite e la quadra non si trova. Non solo: la difesa del Milan sembra fatta da perfetti estranei che si presentano poco prima di scendere in campo e si salutano alla fine dopo aver commesso errori imbarazzanti. Pagherà lui, dopo Fonseca, ma come per la Juve c’è da cambiare anche chi dirige l’area tecnica, non solo l’allenatore.


GASPERINI: Non sarà colpa della fine già annunciata della sua splendida e straordinaria avventura a Bergamo, ma qualcosa è successo. L’Atalanta di queste ultime settimane non va più avanti, Retegui dopo i 4 al Verona ne ha fatti solo altri due, Lookman non incide più, Cdk si è perso e la squadra non solo non produce come prima, ma concede molto più di prima. Peccato, perché visti i tanti punti persi da Inter e Napoli poteva essere l’anno giusto per puntare allo scudetto.

PARMA. Il punto con l’Inter (quasi tre alla fine), è stato un vero e proprio miracolo. Ma la partita, se analizzata, mette a nudo tutta l’inesperienza di un giovane allenatore, pescato dal campionato Primavera, che è l’esatto contrario di quella che serviva ad una squadra giovane ed inesperta già di suo. Cambiare per mettersi a specchio con l’Inter, rinunciando a Bernabè dall’inizio, come ha fatto Chivu è stata una follia. Per sua fortuna, però, la palla è rotonda e a volta succedono i miracoli: le grandi squadre dormono, si fanno male da sole, e alla fine vengono fuori pareggi insperati. Il cammino verso alla salvezza, però, resta complicatissimo.

RUNAJIC. Tutto bene… fino al Verona. Li si è rotto qualcosa. Le sicurezze di quel periodo con i 6 risultati utili consecutivi si sono un po’ perse, evaporate nella partita col Genoa che è stato un festival degli errori; clamoroso quello di Lucca a porta vuota. L’assenza di Thauvin e Davis non può essere una spiegazione accettabile (cosa dovrebbe dire Zanetti…); la stagione resta positiva, ma va finita in maniera diversa dalle ultime tre, tutte perse.