VIGHINI | Il capolavoro di Rocky Zanetti

Il ciclo terribile iniziava con l’Atalanta. Continuava con il Milan, poi la Fiorentina, la Juventus, il Bologna e infine l’Udinese. I gufi di professione predicevano la dissolvenza del nostro povero Hellas. Mazzate sul morale, altrochè volemoghe ben. Sei partite dopo il Verona non si è dissolto. Sebbene privo dei suoi uomini migliori, dopo un mercato che invece di rafforzare la squadra ha pensato bene, per l’ennesima volta, di cedere un gioiellino del 2004 per fare cassa, l’Hellas scassato di Rocky Zanetti, ha gli stessi punti del Como del celebratissimo Fabregas che a gennaio ha immesso sessanta milioni di nuovi acquisti, oltre ai sessanta spesi l’estate scorsa.
Ha fatto sei punti, un punto a partita, un’impresa. Ha perso di brutto con l’Atalanta, che nel frattempo ha triturato persino la Juventus a casa sua, ha perso di misura con il Milan e con la Juve (che si giocava una fetta di stagione e forse la panchina di Thiago), è uscito sconfitto dall’impari sfida contro Rapuano (e il Bologna), ma ha battuto la Fiorentina e soprattutto ha vinto fuori casa contro l’Udinese.
Non è ovviamente finita e forse servirà qualche punto in più delle due vittorie indicate da Magic Box Suslov a fine gara per arrivare alla salvezza. Ma la gara con l’Udinese oltre a zittire gli iettatori (che ovviamente torneranno in vita alla prossima difficoltà), ci avvicina al traguardo.
Rocky Zanetti, che ha incassato fino ad oggi più pugni di Sylvester Stallone nei cinque film della saga, ha resistito sul ring, una resilienza encomiabile che lo ha reso più forte, più lucido, meno esposto alle emozioni che una piazza come quella gialloblù emana a profusione. A Udine il suo capolavoro tattico. Oltre a reggere alla potenza fisica dell’Udinese, il Verona è andato a sporcare ogni pallone, con Suslov che pareva una biglia del flipper, con Bradaric a Tchatchoua a stantuffare sulle fasce, con Niasse che pareva la Hoover Dam nel Black Canyon a fermare il Colorado River bianconero. Mentre Duda ha messo la pennellata finale sull’intero quadro, un colpo geniale alla Salvador Dalì.
Quarant’anni dopo il leggendario 5-3 con l’Udinese di Zico, il vecchio Verona ci ha reso ancora orgogliosi di essere suoi tifosi. E per ora basta così.