Hellas Verona di Gianluca Vighini , 24/01/2025 16:21

DOPO LA CESSIONE | Situazione paradossale e preoccupante. Ed è peggio dell'anno scorso

Italo Zanzi
Italo Zanzi

Nessuna conferenza stampa di presentazione alla città, nessuna intervista, niente di niente. Sono passati quasi 10 giorni dall'insediamento dei nuovi proprietari del Verona ma a parte un comunicato sul board e un veloce brindisi pre gara con la Lazio, la Presidio Investors resta un oggetto misterioso. Intanto dal mercato trapela un immobilismo assoluto. Entra un giocatore se ne esce un altro. Questo l'indirizzo. Con l'obbligo di cedere un pezzo pregiato. L'urgenza di mettere mano pesantemente alla squadra gialloblù la dà la classifica, ma ancora di più quello che era emerso alla fine del girone d'andata. Il patto nello spogliatoio nei giorni di massima crisi era di cercare di fare più punti possibili in modo da arrivare a gennaio per cambiare interpreti e, ancora di più, per puntellare i deficit di una rosa che definire “costruita al risparmio” appare quasi come un eufemismo. Sappiamo benissimo come ha agito Sogliano in questi due anni, costruendo miracolose “magie” in mezzo ad una marea di scommesse. Arrivato gennaio però tutto si è afflosciato davanti al “resta tutto come prima”. L'umore della squadra prima ancora che quello della tifoseria. 

Con un sacco di giocatori in scadenza e molti giocatori arrivati al capolinea delle motivazioni e con pesanti limiti di organico, la speranza era appunto legata ai nuovi proprietari. Non si chiedeva la luna. Nessuno a Verona l'ha mai chiesto negli ultimi anni. Ma almeno uno sforzo minimo, una maggiore elasticità negli investimenti, un po' di benzina che desse fuoco all'entusiasmo. Fuori e dentro lo spogliatoio. Invece zero. Silenzio assoluto, fatti ancora meno. Il dramma di tutto questo è che la situazione è anche peggiore della scorsa stagione. In cui almeno si aveva chiaro cosa fare dal primo gennaio: bisognava cedere per salvare il bilancio e poi rivoluzionare la rosa per cercare un'impresa disperata. Oggi il Verona ha otto giocatori in scadenza. Molti di questi, se resteranno, dal 4 febbraio, penseranno alle loro carriere e non alla salvezza dell'Hellas. Pensate a Magnani, per esempio: lunedì sarà probabilmente a Palermo che gli ha offerto un triennale a cifre doppie rispetto al Verona: come potrà giocare a Venezia, nel caso ce ne fosse bisogno? E così per tanti altri. Come sia possibile che una proprietà entri in una società calcistica italiana che vive una condizione di precarietà come il Verona, in cui anche un bambino avrebbe previsto di fare una minima campagna acquisti a gennaio per salvare la categoria, senza prevedere un euro di investimento rischia di diventare il quarto mistero di Fatima. Sapere cosa hanno fatto decine di professionisti per mesi impegnati in questa trattativa diventerà invece il quinto. Tutti impegnati a costruire mirabolanti architetture finanziarie e contratti chilometrici ma dimenticandosi che il core business di una squadra di calcio è il campo, la squadra, i risultati sportivi. Lì e solo lì parte tutto. Lì e solo lì si deve intervenire. Tutto il resto, business, stadio nuovo, marketing, senza risultati, è solo “shit”. Lo scriviamo all'americana, così capiscono meglio. Magari si svegliano.