TOP E FLOP. Piccoli è diventato grande, Ngonge top player. Baroni: ancora non basta

Dalla magia di Ngonge agli errori di Baroni: c’è molto di Udinese-Verona nei nostri top e flop della giornata di serie A.
TOP
NGONGE. Meriterebbe la citazione solo per il gol meraviglioso in rovesciata, un capolavoro di tecnica e di stile arrivato oltretutto in un momento in cui il Verona era sotto nel punteggio. Ma è tutta la sua partita da incorniciare: è il più brillante nei primi 25’ minuti in cui il Verona per demeriti propri va sotto di due gol, procura il rigore del 2-1, segna il pari in quel modo e ha ancora la forza di crederci nell’ultimo pallone, pennellato sulla testa di Henry. Insensato averlo lasciato fuori dall’inizio per quattro partite.
CHALANOGLU. Rigorista infallibile (6 su 6), a Napoli è tornato anche a segnare su azione (sono 7 in campionato più un assist, secondo nella classifica marcatori al pari di Berardi, Giroud e Bonaventura), è diventato il cervello di un Inter che con lui al posto di Brozovic ha fatto un’ulteriore salto di qualità e a maggior ragione dopo il 3-0 di Napoli è la logica favorita per lo scudetto. Merito di Inzaghi, che l’anno scorso in un momento di difficoltà lo ha abbassato da trequartista a regista, ma anche del giocatore turco che oggi con Barella, Mikhytarian e Frattesi forma un centrocampo tra i migliori d’Europa.
ALLEGRI. Non c’è storia: l’unica squadra in grado di star dietro all’Inter è la sua Juve. Mai bella, poco scintillante, contestata per il gioco, ma consapevole dalla propria forza e dannatamente concreta; e con quel qualcosa in più nella voglia di vincere che spesso fa la differenza. Con il Monza lo stesso film già visto col Verona e un’altra pesantissima vittoria all’ultimo respiro (ancora con un difensore…).
DYBALA. Nella capitale si è parlato tanto di Lukaku, (6 gol nelle prime 6, solo 1 nelle successive 6 partite di campionato), ma l’unico in grado di accendere il gioco e di animare la Roma di Mourinho e l’argentino con il suo sinistro. Quando sta bene fa sempre la differenza, decisivo nella rimonta di Sassuolo che tiene i giallorossi in piena corsa per la zona Champions.
PICCOLI. Metamorfosi di un’attaccante, che l’anno scorso nella prima parte di stagione a Verona non si poteva vedere e adesso nelle gerarchie del Lecce ha quasi raggiunto la sopresa della stagione Krstovic, che a breve gli potrebbe lasciare la maglia da titolare. Contro il Bologna segna un rigore pesantissimo al 100’ che mantiene il Lecce in una posizione di classifica sicura.
FLOP
NAPOLI. La vittoria di Bergamo aveva un po’ illuso l’ambiente che il problema fosse Garcia, ma quella asfaltata dall’Inter è sembrata una squadra molto distante da quella dell’anno scorso anche dopo il cambio dell’allenatore; e ormai praticamente fuori dalla corsa scudetto. Osimhen è tornato un giocatore normale, Lobotka uno sostituibile (Spalletti non lo tirava mai fuori, nemmeno nei recuperi), Kvara ha segnato in 3 partite su 14 e i portieri hanno preso 17 gol, solo 4 meno del Verona. E rispetto all’Hellas (incredibile ma vero) ha perso di più in casa: 4 sconfitte il Napoli, 3 il Verona. Pur trattandosi di Massa (arbitro altre volte protagonista di decisioni non condivise), pretestuosa la polemica sull’arbitraggio, specie se poi l’episodio in discussione (il presunto fallo di Martinez su Lobotka) accade un minuto prima del gol di Chalanoglu.
BARONI. La speranza è che il gol di Henry e l’emozionante rimonta di Udine rappresenti la svolta della stagione, la partita capace di accendere qualcosa di diverso in lui e nella squadra. Detto che l’aver fatto giocare la quarta e la quinta scelta nella gerarchia dei centrali difensivi non è colpa sua, i “ma perché” sono ancora tanti e tutti senza risposta. Ma perché quei 25 minuti regalati del primo tempo, con il solito approccio alla partita blando? Ma perché il Verona si accende solo quando è sotto, mai prima? Ma perché prendiamo sempre gli stessi gol da palla ferma? Ma perché ogni partita regaliamo uno o due gol per errori o disattenzioni nostre? Ma perché siamo passati alla linea a quattro solo nelle ultime due partite? Ma perché è sempre conservativo nelle scelte, ritardando sempre i cambi? Ma perché Ngonge ha iniziato in panchina per quattro partite (in una non è proprio entrato)? Ma perché Suslov lo stiamo vedendo con continuità solo adesso? Ma perché, insomma. Buon lavoro.
UDINESE. Stucchevole e una dimostrazione di debolezza la polemica sui 17 secondi giocati in più alla fine, per giustificare il gol di Henry. Se davvero come hanno detto a fine gara ritengono di aver dominato la partita, si facciano un’esame di coscienza sul perché con tre gol regalati non hanno vinto la partita contro il Verona (non l’Inter, o la Juve…).
SILVESTRI E MONTIPO’. Uno esce a farfalle sul gol di Henry, l’altro sta incollato alla riga di porta sulla punizione di Samardzic che Kabasele mette in porta di piede, (di piede…), dentro l’area piccola. Con queste premesse dura pensare di poterli trovare in qualche giro di portieri nel prossimo mercato.
GAGLIARDINI. L’esultanza in faccia a Rabiot dopo il pareggio del Monza è cosa poco elegante ma che in campo ci può stare. Ma quando si sfotte si dovrebbe evitare di essere sfottuti, altrimenti la figuraccia (come i video sui social) diventa virale.