Hellas Verona di Redazione , 04/08/2023 9:06

Joe Jordan: "Con il Verona un amore che non mi so spiegare. So solo che lì ho tanti amici" VIDEO

L’intervista a Joe Jordan

Queste le principali dichiarazioni di Joe Jordan, raggiunto a Bristol dal Verona in occasione della presentazione della terza maglia.

Ciao Joe, prima di tutto grazie dell’ospitalità e per averci accolto nella splendida Bristol. Perché hai scelto di vivere qui?
Nel corso della mia carriera ho viaggiato molto, e la mia famiglia con me. Il Bristol City è stata non solo la mia ultima squadra da giocatore, ma anche quella nella quale ho iniziato ad allenare, qui ho trovato la stabilità che cercavo io e soprattutto che cercavano i miei cari. Bristol è una città calma, accogliente e molto bella, mi piace vivere in questa parte dell’Inghilterra. Arrivando a casa mia, avrete notato la tranquillità della zona, a due passi dal centro storico ma fuori dal traffico.

Guardi ancora il calcio?
Assolutamente. Ho visto parecchia Serie A lo scorso anno e ho tifato durante lo spareggio tra Verona e Spezia, sicuramente una delle partite più emozionanti dell’ultima stagione.

Ci spieghi come hai fatto ad restare nel cuore nel cuore di tutti, anche dopo quarant’anni, nonostante a Verona tu sia rimasto solo una stagione?
Rispondo sinceramente: non lo so. Anche perché per me non è stato un anno facile. Da un lato ho avuto qualche stop fisico di troppo, dall’altro era un Verona con una concorrenza spietata. Non è facile entrare nelle rotazioni quando i tuoi compagni di reparto sono Nanu Galderisi (13 gol) e Maurizio Iorio (21 gol): meritarono di stare davanti nelle gerarchie. Non è mai facile giocare poco, ma quella resta una stagione chiave della mia carriera, soprattuto per quello che accadde fuori dal campo. Al mio terzo anno in Italia, dopo i due al Milan, ormai capivo la lingua piuttosto bene e mi ero adattato allo stile di vita. Bagnoli era un allenatore eccezionale, aveva saputo creare uno spogliatoio di rara compattezza. E poi Verona era e resta una città stupenda, nella quale i miei figli sono andati all’asilo e si sono fatti un sacco di amici.

Che ricordi hai di quella stagione, che per i gialloblù fu la prima nella competizioni UEFA?
Ricordo un Verona forte, fortissimo. Sesto in campionato, finalista di Coppa Italia. E poi quella Coppa UEFA fu utile per dare esperienza internazionale allo spogliatoio, insegnò mentalmente come si affrontano quel tipo di gare. Non fu una sorpresa, per me, quando l’anno successivo l’Hellas vinse lo Scudetto: solo al Leeds United, nella mia carriera, ho trovato uno spogliatoio del genere. L’atmosfera, tra di noi, era fantastica. A quel gruppo di ragazzi serviva solo un po’ di consapevolezza, e la acquisirono in quella stagione. Si vedeva che sarebbero arrivati lontano.

E i tifosi?
Ricordo la bandiera della Scozia in Curva Sud, in mezzo a tutte le altre. Dei veronesi mi impressionava, ricordo bene, il volume dei cori, il loro modo di tifare. Ma lo sapevo già ancor prima di venire al Verona. Quando Emiliano ‘Ciccio’ Mascetti, il direttore sportivo dell’epoca, venne a Milano per parlare con me, io ero già convinto. Mi ero informato per conto mio (ride, ndr)…

Hai menzionato Mascetti, che ci ha lasciati nel 2022. Cosa ricordi di lui?
Che era bravo, uno dei migliori nel suo ruolo, ci sapeva fare. Ma il nostro rapporto non è stato solo professionale. L’anno scorso sono venuto a Verona per il suo funerale, era molto più di un DS, di una persona che lavorava a stretto contatto con Bagnoli. Era semplicemente e nonostante il suo ruolo, una persona che sono fortunato ad aver potuto chiamare amico.

L’italiano lo parli ancora bene?
Sì, direi di sì, lo tengo allenato perché mia figlia vive a Milano, i miei nipoti sono italiani, di fatto. E poi sento Domenico Volpati, una persona eccezionale, ogni paio di mesi. A Verona ci vengo spesso, perché adoro la città, con tutta la famiglia. La città, i ristoranti, il Lago di Garda, c’è sempre un motivo per venire a Verona e passare del tempo lì.

Anche allo stadio?
Assolutamente. Ci vedremo lì, con mia moglie, appena possibile.