Hellas Verona di Gianluca Vighini , 07/07/2021 10:30

Il dibattito. Da Jorginho a Udogie: quando è giusto cedere un giocatore?

Il presidente del Verona Maurizio Setti
Il presidente del Verona Maurizio Setti

“Venditi e pentiti”. Me lo disse per la prima volta il re delle cessioni: Giambattista Pastorello. Me lo ha ripetuto Setti, proprio dopo la cessione di Jorginho al Napoli. Venditi e pentiti vuol dire non aver rimpianti. E’ il motto dei broker, di chi vive facendo trading. Pastorello si imputava solo un grande errore nella sua gestione a Verona: non aver ceduto Mutu alla Juventus a gennaio nell’anno della retrocessione. Con quella vendita, sostiene, il Verona non avrebbe avuto nessun problema. Qualche anno dopo, però, cedette a gennaio, in piena corsa per la A, Vincenzo Italiano al Genoa. E senza il suo uomo migliore, il Verona fallì la promozione. Quanto ci perse e quanto ci guadagnò Pastorello con quella operazione?

Jorginho se ne andò a Napoli. Anche lui ceduto a gennaio. Setti volle monetizzare immediatamente il valore del giocatore, senza nemmeno aspettare la fine della stagione. Fu Gardini a convincerlo. Dall’altra parte c’era Bigon, che solo un anno dopo divenne il ds del Verona, chiamato proprio da Gardini. Sogliano avrebbe preferito aspettare giugno. La Fiorentina, infatti, voleva Jorginho ma era disposta a prenderla solo alla sessione estiva.

 L’avrebbe pagato molto di più degli otto milioni con cui De Laurentiis aveva preso il giocatore, pagandone solo la metà, peraltro. Il Verona si complicò la vita, perché nel frattempo Jorginho con Benitez giocava male, svalutandosi in maniera impressionante. Quasi quasi il Verona dovette supplicare il Napoli di prendere l’altra metà per non perdere completamente l’introito. Il resto è storia nota. L’arrivo di Sarri cambiò la vita di Jorginho che divenne il gioiello dei partenopei. Ceduto poi al Chelsea (dove era arrivato Sarri) per sessanta milioni di euro. Venditi e pentiti. Ma qui c’è da sbattersi gli zebedei come Tafazzi.

E arriviamo ai giorni nostri. L’anno scorso Setti ha ceduto Kumbulla e Amrabat a Roma e Fiorentina. Chi ha fatto l’affare? Vedendo com’è andata la stagione pare che il Verona abbia avuto ragione. Kumbulla ha giocato poco e maluccio, Amrabat è stato un mezzo disastro. A pentirsi, stavolta sono le squadre che hanno acquistato i due giocatori. Fino a prova contraria però. Perché come con Jorginho sarebbe meglio aspettare un po’ prima di giudicare.

E ora il Verona vorrebbe cedere Lovato e Udogie, due giovanissimi. Le voci di mercato hanno creato un aspro dibattito tra i tifosi. Divisi tra chi vede Setti solo come un mero speculatore e chi invece lo ritiene un abile uomo d’affari, capace di trovare risorse per mantenere il Verona in A.

Il problema credo sia un altro. Riguarda la forza economica e la stabilità che l’Hellas è ancora lontano dal trovare. Setti, s’è visto con Juric, ha dichiarato la sua incapacità attuale di alzare l’asticella. Non può e non vuole fare il passo più lungo della gamba. Setti non ha nessun “paracadute” alle spalle e non può sostenere il peso finanziario di un investimento errato. Questo è il punto. La speranza è di poter crescere attraverso i risultati. Ma serve calma e pazienza. Il primo e fondamentale passo è conquistare la terza salvezza di fila. Eusebio Di Francesco è padrone del destino del Verona. Se sarà capace di portare a casa questo risultato, credo che si posso iniziare a vedere un futuro più roseo in cui anche Setti (al netto della grana con Volpi), potrà iniziare a rischiare di più. Almeno fino al giorno in cui lascerà il Verona in mani più solide. Per ora accontentiamoci della serie A. Che è già molto.