Damini, che vita a Sona: "Maicon, Ruggeri, la salvezza. E Aldo, Giovanni e Giacomo..."

Il Miracolo c’è stato a Sona. E un grazie speciale lo ha ricevuto perfino da Maicon, l’Uomo del Triplete, brasiliano vincitutto. “Detto da lui, vale doppio. E pensare che il primo mese e mezzo il nostro inizio è stato terribile…” racconta l’Uomo del Miracolo, Filippo Damini, allenatore neopatentato in Serie D, con una salvezza conquistata in anticipo e una riconferma in mano, stavolta per partire dal primo giorno di ritiro. E non da una situazione disperata. Fra stelle al tramonto (Maicon), cantanti illuminati (Enrico Ruggeri) e allenatori a cui rubare “ciò che non mi piace”, Filippo Damini, classe ’82, racconta come nasce il nuovo Sona dei Miracoli…
Damini, riavvolgiamo il nastro. Prima panchina in Serie D e salvezza. Meglio non poteva andare.
“Primo mese e mezzo terribile, quando non fai i risultati ti demoralizzi ancora di più. E il cambio di allenatore non era stato visto bene. Dovevo fare qualcosa di diverso, altrimenti credo che la mia carriera in D sarebbe finita dopo 45 giorni. E allora, all’ultima spiaggia, facciamo una partita accorta, dovevamo uscire con i punti in tasca. Perfetti, un rigore e vinciamo con il Villa Valle. Dalla tristezza alla gioia, ho portato serenità. Come? Una grigliata in mezzo al campo, tutti felici finalmente. Musica negli spogliatoi per alleggerire l’aria e l’entusiasmo è salito a mille. E da lì è cominciata la nostra cavalcata”.
Tanti brasiliani, tanti argentini, più giovani e senatori. E, naturalmente, Maicon. Com’è stato gestire un campione universale?
“E’ il simbolo di Sona e andava salvaguardato. Se lo avessi seguito sarebbe stata una mancanza di rispetto. Dato che tratto tutti come figli, ho deciso di fare così anche con lui. Nel primo periodo lui faceva fatica e io lo lasciavo fuori, poi un giorno l’ho mandato in campo al posto di Gecchele infortunato e lì ha ritrovato il sorriso. Ne ha giovato tutto il gruppo. E’ stato un professionista vero, mai una parola fuori posto anche quando stava fuori. Alla fine mi ha abbracciato e mi ha detto che è stato fatto un lavoro spettacolare. Questo vale più di tante parole”.
Per non farvi mancare niente, è arrivato anche Enrico Ruggeri. Cantante, esordiente in D come te, a 64 anni.
“E’ stata una trovata di marketing di Paolo Pradella, il presidente. Lo incontra con Maicon alla Nazionale Cantanti a Villafranca. Ruggeri dice a Mike che il suo sogno è giocare in D e Pradella da dietro dice ‘affare fatto, ti faccio debuttare io’. E così è stato. Tutti pensano che dietro ci siano chissà quali strategie di marketing, invece Pradella dice le strategie sono ‘che me godo’. A Sona sono così, spontanei, genuini e lavorano col cuore. Il giorno del debutto, Ruggeri mi ha chiesto ‘mister, faccio anche io il riscaldamento’. Gli ho risposto che se lo avesse fatto non avrebbe giocato, perché non aveva le forze per fare tutto. Ha giocato 9 minuti, poi l’ho tolto”.
La prossima sfida mediatica quale sarà?
“Pradella è un genio del marketing… e so che troverà qualche altro colpo a effetto. Fossi in lui prenderei tre attori comici: Aldo, Giovanni e Giacomo”.
Ok. Torniamo al campo vero. Che Sona sarà stavolta?
“I migliori sono stati presi di mira, visto il grande girone di ritorno. E partiranno. Saremo una squadra molto giovane, con 5-6 vecchi ma non fuori quota. Ho una voglia matta di iniziare e ho detto alla società che voglio ragazzi giovani motivatissimi, proprio come me, e che vanno mille all’ora. Partiamo per salvarci, è la mia filosofia, quella dei piccoli passi. Poi vediamo dove arriviamo cammin facendo. La vita è fatta di sogni, ma vanno conquistati un passo alla volta”.
E’ un po’ il film della tua vita e della tua carriera da allenatore.
“Nasco a Borgo San Pancrazio, anche calcisticamente. Smetto a 25 anni, vincendo un campionato di Eccellenza. Ma già a 22 anni avevo cominciato ad allenare i giovani. Poi sono andato in Australia e quando sono tornato sono ripartito dalla Prima Categoria. Ho iniziato con Gigi Fresco, un genio assoluto. Gli ho fatto da secondo e questo mi ha aiutato tantissimo. Gli ho rubato molti segreti, perché solo così cresci, con l’esperienza. E all’inizio pensavo che ripartire dal basso fosse una sconfitta, mentre altri erano partiti più in alto di me. Invece oggi la considero una grande esperienza che mi porto dentro. Allenatori modello? Tutti quelli bravi nella gestione del gruppo. Da Mourinho a Mazzone ad Allegri. Ma uno su tutti: Ancelotti. Un giorno ho ricevuto un consiglio. Una persona mi ha detto: da ogni allenatore prendi quello che non ti piace, lì farai la differenza. E così sto facendo”.
Ultimissima…la chiamano ancora il Riccardo Scamarcio di Sona?
“Hanno cominciato per scherzo Pradella e il direttore Valbusa, ogni volta che mi toglievo il cappellino. Ora è un’ossessione…”.