la Redazione

VIGHINI | Ventidue anni dopo... che ci serva da lezione

Il 5 maggio 2002 il Verona finiva incredibilmente in serie B. Quella data sancisce l’inizio di un incubo. Nessuno si aspettava che la squadra di Malesani potesse precipitare proprio nell’ultima gara, con due risultati su tre a disposizione, dopo aver disputato un campionato sopra le righe. Tanti fattori furono fatali in quella retrocessione. La società che iniziava a scricchiolare in seguito al crollo della Parmalat, calciopoli con i suoi imbrogli, il derby a distanza con il Chievo che aveva fatto perdere di vista l’obiettivo numero uno, cioè la salvezza, infine uno spogliatoio in cui i cialtroni erano probabilmente in numero superiore rispetto agli uomini veri.

Per il Verona, Piacenza segnò un punto di svolta. La società sprofondò in B, senza i paracaduti di oggi e poi inesorabilmente crollò in C, sfiorò la C2, mentre negli uffici importanti della città si teorizzava e si cercava di mettere in pratica la fusione con il Chievo. Così andarono le cose, finché Martinelli, mise fine a questi progetti malsani di cui anche lui aveva fatto parte per un periodo, decidendo di dedicarsi anima e corpo solo al Verona.

L’uscita dall’incubo della serie C, dopo la gara di Salerno, fu l’inizio della rinascita. Il meraviglioso Verona di Mandorlini conquistò prima la B, poi la A e da lì in poi furono tante soddisfazioni e qualche amarezza.

Il 5 maggio 2024, battendo la Fiorentina, il Verona ha nelle proprie mani la possibilità di iscriversi per la sesta volta consecutiva al campionato della massima serie. Non è salvezza certa, non è matematica, ma ora dipende solo da noi. I tre punti con la Viola conquistati in una gara vera, in cui gli avversari non hanno regalato nulla (ogni riferimento ad altre scandalose partite NON è casuale), sono uno scatto decisivo.

Ma proprio quello che successe quel 5 maggio ci deve servire come lezione. Allora il Verona guidato da Malesani sembrava il Titanic e noi della stampa ma anche i tifosi eravamo l’orchestrina che suonava allegramente mentre ci andavamo a schiantare contro l’iceberg. Mai più sia commesso un simile errore, o un simile scempio. Per questo festeggeremo solo dopo la matematica certezza di poter rimanere ancora in serie A.

Mi piacerebbe tanto, tantissimo oggi rispondere a tutti quelli che dubitavano di Baroni, della rivoluzione di gennaio, persino di Sogliano. Ma son troppo felice e francamente questi gufi pessimisti non meritano nemmeno un secondo della nostra attenzione. Tra tre domenicbe, faranno a gara per salire sul carro. Ne sono certo.

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